Uomo con capelli lunghi raccolti, barba e occhiali seduto su una grande pietra, indossando giacca blu, camicia a quadri e pantaloni chiari, in un sito archeologico con resti di antiche colonne e muri in rovina sotto un cielo nuvoloso.

Discovering Syria

Immagine di un blog con tre foto: un corridoio illuminato da lampadari con persone che camminano, un piatto di cibo con riso e insalata, e una vista della città di Gerusalemme dalla collina. Testo in italiano che descrive la vista dalla finestra dell'hotel e le differenze di Damasco.

Fuori è soleggiato, ci saranno all’incirca dodici- quindici gradi, le macchine in continuo movimento, clacson ogni dieci secondi. Dalla finestra dell’hotel dove soggiorniamo si vede il monte Qasun.

Damasco è diversa da come me la immaginavo, tranne che per gli edifici a mattoncini bianchi e gli alberi d’arancio per le strade.

Due donne con hijab nere si riposano contro un'auto abbandonata in una strada affollata di un mercato all'aperto.
Interior della moschea con colonne in marmo e una struttura decorativa barocca sopra, persone sedute e in piedi

L’aria frizzantina di inizio primavera e il sole su Damasco, rendono la visita ancora più piacevole. Raggi di luce, filtrano dalle tettoie del nuovo mercato coperto, il cui soffitto è adornato da migliaia di bandierine. E’ stranamente tranquillo per essere un Bazaar, nessuno cerca di venderti niente, la gente passeggia, fa la fila (un pò scomposta) difronte ad alcuni chioschetti; c’è chi fa una sosta all’interno del Caravanserraglio, edificio una volta adibito al riposo per i mercanti che percorrevano la via della seta, ora trasformato in un curioso ed intimo caffè. 

Donne e uomini camminano destreggiandosi tra i vari venditori ambulanti, attività alquanto stancante secondo Nour, la nostra guida, che propone una ricarica a base di fagioli e bevanda ricavata dall’acqua di bollitura dei legumi con aggiunta di succo di limone e spezie. Snack molto comune e apprezzato tra i Siriani che affollano il chiosco, un pò meno da noi.

Tra le cose che mi colpiscono di più ci sono le gigantografie del presidente Basar Ul Hassad, tappezzate in giro per tutta la città (e tutto il paese), la calma serafica dei suoi abitanti e al contempo l’audacia nell’attraversare le strade e schivare le auto.

Ma ancor sono ammaliata dalla resilienza di un popolo martoriato da undici anni di guerra e che tutt’oggi, per il 90%, fatica a portarsi a casa un pezzo di pane.

Un uomo cammina davanti a edifici danneggiati e alberi spogli, con un cielo grigio e nuvoloso.
Un mosaico religioso raffigurante la Madonna con bambino. Accanto, una mano solleva una pagina di un libro antico, con uno sfondo di muro di pietra.
Uomo sorridente dietro lo scaffale di un negozio di alimentari con vari prodotti sulle mensole.
Immagine di due rovine antiche in stile architettonico romano, con colonne e gradini, sotto un cielo nuvoloso, affiancate a un blocco di testo in italiano.
Scena di una sala di attesa o di un ristorante affollato con molte persone sedute, in bianco e nero, con un cartello sopra l'ingresso scritto in arabo. L'interno ha foto e decorazioni alle pareti.
Vista della città di Damasco dal monte Qasoun, con quattro donne in hijab che camminano lungo un sentiero
Moschea colorata e minareto in un paesaggio desertico, con un camion bianco parcheggiato vicino alla moschea.
Testo in italiano che parla delle condizioni di vita in Siria, delle sanzioni internazionali, delle interruzioni di corrente e della crisi economica.

Siria, Marzo 2023